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La Famiglia    n°2

Dopo aver studiato la famiglia prima e dopo il peccato di Adamo ed Eva, vogliamo ora considerare uno per uno i componenti della stessa.

CARATTERISTICHE DELL’UOMO

Anche qui è necessario andare all’ origine chiedendoci quale RUOLO il Signore ha dato all’ UOMO e per afferrare il ruolo conferitogli andremo a scoprire quali sono le caratteristiche fisiche, spirituali e psicologiche.

In Genesi 2:7-8; 15-16-17 è scritto:

“Allora l’Eterno DIO formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi l’Eterno DIO piantò un giardino in Eden, ad oriente, e vi pose l’uomo che aveva formato".

L’Eterno DIO prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino dell’Eden perché lo lavorasse e lo custodisse. L’Eterno DIO comandò all’ uomo dicendo: "Mangia pure liberamente di ogni albero del giardino; ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare, perché nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai”.

Da questi versi noi notiamo tre aspetti fondamentali:

1°     - Dio crea l’uomo;

2°     - Egli lo colloca in luogo detto “Eden” che significa “gioia”;

3°     - Gli dà delle precise disposizioni.

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- Dio ha creato l’uomo dalla terra. Adamo deriva dalla parola ebraica “Adamè” che significa “Terra”, quindi cercando di italianizzare il termine Adamo potremo dire “Terrestre”. L’uomo è stato tratto dalla terra, ma cosa rappresenta essa per l’uomo? Secondo la volontà del Signore, la terra per l’uomo è il mondo circostante da cui poter ricavare sostenimento, nutrimento e sviluppo sotto tutti gli aspetti. Significa ricevere ricchezze, benedizioni. Secondo la sapienza di questo mondo, essa rappresenta il mezzo per acquistare potenza prepotentemente, schiacciando il prossimo.

 

- Quindi gli è stato detto di lavorare e custodire il giardino dell’Eden.

“Lavorare e custodire”

Queste mansioni sono simili poiché mentre il “contadino” lavora il giardino nello stesso tempo lo “custodisce”, ma tra le due la principale è il custodire. Comunque se il Signore ha dato all’uomo di lavorare la terra è evidente che è stato creato fisicamente più adatto della donna a farlo. Anche se oggi possiamo trovare delle donne molto più forti di alcuni uomini, ciò non dimostra il contrario.

Il  concetto dell’essere uomo più forte della donna nella struttura fisica, lo voglio ribadire non per creare antagonismo fra i due sessi, ma per sottolineare una diversità di caratteristiche. Esse servono alle mansioni specifiche dell’uomo e della donna date dal Signore. Il “custode” deve stare attento, pronto a reagire, è una sentinella che avvisa nel tempo utile del pericolo e provvede a difendere e a proteggere le persone o le cose che gli sono state affidate. Egli è nella battaglia sempre in prima linea, dà l’esempio. È una persona stabile e affidabile, ci si può fidare. Intravede il pericolo da lontano e reagisce prendendo le dovute precauzioni, è sapiente ed ha conoscenza.

L’uomo quindi è stato creato strutturalmente adatto per lavorare e custodire. Non per lavorare sotto la maledizione (col sudore), ma con la gioia e la pace che solo il Signore sa dare e custodire non dagli altri uomini, ma dal maligno. Adamo doveva custodire l’eredità che Dio gli aveva affidato essendo per questo rivestito di una certa autorità persa con il peccato. Noi invece come figli di Dio dobbiamo lavorare il nostro “Eden” che è il cuore e custodirlo. In Proverbi 4:23 è scritto: "Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso procedono le sorgenti della vita”. Come si può notare con l’atto d’amore di Gesù Cristo, Dio rimette l’uomo, che smette di peccare, nel giardino dell’Eden.


- Come terza ed ultima constatazione che abbiamo fatto, sono le chiare disposizioni di mangiare tutto, tranne il frutto dell’albero della Conoscenza del bene e del male. Su questo argomento non mi soffermerò perché l’ho trattato ampiamente nelle sessioni precedenti.

Ora volendo fare un identikit dell’uomo con le sue caratteristiche possiamo affermare in linea di massima che egli è tendente alla razionalità, è fermo, stabile, poco propenso ai cambiamenti, meno sentimentale e romantico della donna, si sente attaccato alla famiglia più per responsabilità che per altro, sviluppa i suoi affetti e sentimenti verso i suoi in maniera differente dalla donna.

 Con la maledizione queste caratteristiche sono state alterate mostrandoci una figura d’uomo completamente diversa da modello che il Signore aveva pensato e creato. La stabilità diventa instabilità, affidabilità diventa inaffidabilità, la fermezza diventa chiusura totale al dialogo ed ostinatezza, quindi anche essere ottuso, la responsabilità diventa irresponsabilità e superficialità, abbandono dei principi morali e spirituali troppo facilmente.

In 2Timoteo 3:1-5 abbiamo ancora altri esempi di come purtroppo è in genere l’uomo oggi, troppo lontano da quell’immagine d’uomo fatta a somiglianza di Dio (Genesi 1:27).

 

 

Ruolo dell’uomo nella famiglia

 

a)      Come Marito (compagno ideale per la moglie)

b)     Come Padre (educatore affettuoso e sapiente)

c)      Come Capofamiglia (autorità ed esempio)

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a)      Ruolo dell’uomo come Marito

In Efesini 5 dal verso 25 al 33 troviamo scritto: Mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la chiesa e ha dato Se stesso per lei… Così i mariti devono amare le loro mogli, come i loro propri corpi; chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno infatti ebbe mai in odio la sua carne, ma la nutre e la cura teneramente, come anche il Signore fa con la chiesa… Ma ciascuno di voi così  ami la propria moglie come ama se stesso; e similmente la moglie rispetti il marito”.

Non è molto difficile dedurre da questo passo quale sia il “Ruolo di un marito”; più volte viene indicato dall’ Apostolo Paolo di…amare la propria moglie. Tale sentimento dev’essere così forte da spingere Paolo a paragonarlo alla relazione esistente tra Gesù Cristo e la Sua chiesa.

Se ogni uomo, figlio di Dio, potesse comprendere quanto Gesù ami la chiesa e in che modo l’ha amata, risolverebbe il 50% dei suoi problemi con la propria moglie.

Il ruolo del marito è amare la moglie come il proprio corpo. Il verso 29 di Efesini 5 dice espressamente di nutrire e curare teneramente la moglie. Qualcuno forse, erroneamente, potrebbe trovare delle obiezioni, perché sembra stia esagerando mettendo in evidenza l’attenzione particolare da rivolgere alla propria donna, ma non sono io a dirlo bensì la Parola di Dio.

Dobbiamo considerare comunque che le donne sono fisicamente e sentimentalmente diverse da noi uomini.

A volte un piccolo gesto d’affetto per il marito può essere considerato superfluo, mentre può dare molto alla moglie. Un fiore, una carezza, un cioccolatino o quello che piace di più alla propria compagna, una pizza, una passeggiata non farebbe male alla relazione di coppia.

Amare la moglie significa anche aiutarla nei lavori domestici cercando di mettere da parte quella mentalità che l’uomo in casa non deve fare niente. Se mia moglie ha bisogno, perché non devo lavare i piatti o pulire il pavimento o stendere la biancheria, ecc.? Forse tanti uomini hanno già da tempo superato certe posizioni puramente maschiliste ereditate dai nostri avi e da modi di pensare locali, eppure vi assicuro che tra coloro che hanno deciso di seguire Cristo e si sono battezzati da adulti, ve ne sono tanti ancora, meno propensi a lasciare lo scettro dell’orgoglio maschile.  Mostriamo quindi,  altruismo nei confronti della propria moglie, prendendo esempio da Gesù che si è dato per la chiesa fino a morire per essa.

Rimaniamo fermi nel patto che con lei abbiamo fatto davanti a Dio e agli uomini essendo fedeli mariti di una sola moglie come dice 1Timoteo 3:2.

I divorzi ogni anno non solo in Italia, ma anche in altre nazioni non si contano più. Non solo coppie di pochi anni di matrimonio, ma anche famiglie con venti o trent’anni, si dividono creando delle ferite a tutti i componenti della stessa. Purtroppo anche fra i credenti si sentono di queste storie. Sono profondamente convinto che se ascoltassimo con attenzione la guida e i consigli che lo Spirito Santo attraverso la Parola di Dio, ci dà, non ci sarebbero nella chiesa del Signore, tante famiglie separate ecc..

Infine voglio evidenziare il diritto da parte del marito di annullare un voto fatto dalla moglie che potrebbe mortificare la sua persona. Forse non tutti erano al corrente di questo atto spirituale svincolante da parte del marito, ma è bene conoscere profondamente la Parola di Dio sotto tutti gli aspetti.

In Numeri 30:13 è scritto: "Il marito può confermare o annullare qualunque voto o qualunque giuramento vincolante, che mira a mortificare la sua persona”.

 

b)     Ruolo dell’uomo come Padre

Leggiamo in Isaia 38:19 ove è scritto: “…il padre farà conoscere ai figli la TUA fedeltà”. In Ebrei 12:7 ancora dice:Se voi sostenete la correzione, Dio vi tratta come figli, qual è infatti il figlio che il padre non corregge?”. Il ruolo principale quindi di un PADRE è di istruire e correggere i propri figli, sia nel senso spirituale che naturale.

Ora tralasciando l’aspetto naturale, vogliamo approfondire che significa ISTRUIRE qualcuno spiritualmente.

Istruire  è far conoscere la Parola di Dio, educare alla preghiera, alla meditazione giornaliera, insegnare ai nostri figli di metterla in pratica verificandone le benedizioni in essa contenute. È chiaro ed evidente che il compito del Padre non si esaurisce dando queste nozioni come fosse un dettato, ma naturalmente l’istruzione darà i suoi frutti solo se il nostro dire sarà accompagnato dal nostro fare. Io non potrò insegnare ai miei figli la preghiera raccontando di Gesù che pregava, mentre loro non mi hanno mai visto pregare, o leggere e meditare la Parola di Dio. Consideriamo bene che essi fino ad una certa età saranno come una carta assorbente e prenderanno da noi quello che siamo, sia esso buono o cattivo.

Istruire è metterli in guardia dai pericoli e dal nemico della nostra anima dopo averli equipaggiati della giusta armatura. “Rivestitevi dell’intera armatura di Dio per poter rimanere ritti e saldi contro le insidie del diavolo, poiché il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le podestà, contro i dominatori del mondo di tenebre di questa età, contro gli spiriti malvagi nei luoghi celesti”. (Efesini 6:11-12)

Istruire  nella Parola del Signore, è anche mostrare una caratteristica fondamentale che c’è nel rapporto tra Dio e i suoi figli, cioè l’amore grande, la pazienza, la compassione. “In questo si è manifestato l’amore di Dio verso di noi, che Dio ha mandato il Suo figlio unigenito nel mondo affinché noi vivessimo per mezzo di Lui”. (1Giovanni 4:9)

Penso che amare i propri figli non è molto difficile, ma farlo in funzione di un obiettivo è un po’ diverso. Poiché amare un figlio non è fargli solo coccole ed esaudirgli tutti i suoi desideri, ma è fargli sentire il nostro amore, dandogli la giusta attenzione e dedicandogli del tempo.

Spesso succede che per le varie attività svolte dal padre passano i giorni e poi i mesi ed infine gli anni che non ci si è resi conto che i figli sono ormai adulti e non c’è più la possibilità di insegnare loro qualcosa. Ora è il tempo di cogliere i frutti del nostro lavoro verso di loro, ciò che abbiamo seminato quello mieteremo.

Ed io mi stupisco quando sento dei genitori che si lamentano dei propri figli senza dare un ben che minimo accenno alle loro responsabilità. Qualcuno dice: “Ho lavorato tutta la vita per i miei figli ed ora invece sono abbandonato…”. Perché non si fa un’attenta valutazione del tipo di amore che si da ai propri figli?

Facciamo tesoro dell’esperienza di tanti che non godono dei propri figli, specie quando questi diventano adulti, e ritorniamo all’origine, alla Parola di Dio.

Il Signore è stato e lo è ancora oggi, pieno di mille attenzioni nei confronti dei Suoi figli. Il Signore ci desidera fino ad essere geloso (Giacomo 4:5), a Lui piace passare del tempo con i Suoi figli, poiché vuole trasmettere loro il Suo amore, vuole mostrare i Suoi progetti, vuole farli partecipi della Sua gioia. Qualifichiamo il nostro amore verso i figli a noi affidati prendendo esempio dal nostro Dio che è buono verso di noi.

Infine ISTRUIRE  è correggere, allevare i figli nella disciplina e nell’ ammonizione del Signore (Efesini 6:4).

Un altro aspetto molto importante del ruolo di un padre è proprio quello di correggere i figli. Correzione non dobbiamo abbinarla subito a punizione, poiché correggere non significa punire in quanto la punizione è solo un mezzo, con tutti i suoi lati negativi, per far comprendere la via giusta da seguire. Quindi correggere va e deve essere intesa come il fare comprendere meglio, illustrare bene ai figli ciò che è prezioso da ciò che non lo è. Io posso insegnare a mio figlio di non dire bugie dandogli me stesso come esempio, ma non potrò impedirgli di dirle in quanto la scelta dipenderà da lui. La scelta di dire o non dire bugie, sarà facilitata se gli avrò fatto capire bene le conseguenza sia naturali e morali che spirituali. Non credo che allo stesso modo punendolo soltanto potrò ottenere dei buoni risultati, anzi penso che questo atteggiamento da parte mia provocherà in mio figlio un’ira che io potrò mietere a suo tempo. “E voi, padri, non provocate ad ira i vostri figli, ma allevateli…” (Efesini 6:4).

 

c)      Ruolo dell’uomo come Capo Famiglia

Leggiamo 1Timoteo 3:4: “…uno che governi bene la propria famiglia e tenga i figli in sottomissione con ogni decoro”.

Qui noi vediamo subito la figura dell’uomo nella famiglia, come l’Autorità e Capo.

Che cosa significa governare?

Governare è guidare, dirigere verso una meta un gruppo di persone. È necessario però mentre si è in viaggio verso la meta, che il capo famiglia possa saper affrontare e superare nel modo più giusto e sapiente le situazioni che tutta la famiglia verrà a trovarsi. Per poter ottenere un gruppo, nel nostro caso i componenti famigliari, ben compatto e che non esitano alle direttive del proprio capo, bisogna esser riconosciuto come capo ed avere la piena fiducia di tali persone e conseguentemente ricevi autorità su loro. Sì, un uomo deve conquistarsi anche nell’ambito della propria famiglia la fiducia dei suoi. Condizione questa indispensabile nel rapporto tra capo e famiglia.

La moglie deve avere fiducia nel proprio marito, i figli lo stesso nel loro padre senza la quale il rapporto sarebbe mancante, come mutilato di una parte e chiaramente con diverse conseguenze negative modificando completamente i ruoli nella famiglia, cominciando dall’uomo, poi dalla donna e infine dai figli. Il ruolo principale quindi come CAPO nella famiglia dell’uomo è governare bene la propria famiglia.

Il Signore ha equipaggiato bene l’uomo per poter adempiere nel miglior modo questo suo compito, ed è stato trattato questo argomento parlando delle caratteristiche fondamentali dell’uomo (vedi parte 1^).

Abbiamo visto che fiducia ed autorità sono direttamente proporzionali, camminano di pari passo.Quando c’è, nella relazione uomo-famiglia, quella giusta fiducia, c’è anche autorità e sottomissione. Il capo famiglia deve scambiare la fiducia con la sottomissione della famiglia e nello scambio c’è l’autorità.

L’autorità è la somma di queste due condizioni. Non posso pensare che i miei saranno sottomessi a me solo perché uso la forza, quindi mi illuderò di avere autorità nella mia famiglia. La vera autorità è quella che ci viene data dall’alto, dal Signore e senza le condizioni innanzi dette non otterrò autorità.

L’autorità di cui parla la Bibbia, non è quella strappata con violenza ai nostri figli, ma è dando per primi l’esempio che riceveranno automaticamente, sì voglio usare questo termine anche se per le cose spirituali lo trovo poco appropriato, ma è così perché quando tu dai per primo l’esempio e acquisti la fiducia dei tuoi ricevi autorità, è una legge spirituale.

Un grande esempio di sottomissione è stato proprio il Signore Gesù che era sottomesso al Padre (Giovanni 12:49-50).

In Luca 6:46 è scritto: “…perchè mi chiamate Signore e non fate quello che vi dico?”.

Dunque Gesù pur essendo Signore era sottomesso al Padre, lo stesso noi come uomini e soprattutto come capofamiglia dobbiamo sottometterci a Lui, solo così potremo insegnare la sottomissione. Mi piace l’esempio del Centurione romano che disse: “…io comando diversi, ma a mia volta sono sottomesso ad altrui”. (Luca 7:8)

Per governare bene ho bisogno di non commettere errori altrimenti porto allo sbaraglio tutta la mia famiglia. Per non sbagliare ho bisogno di sapienza da parte del Signore.

I primi capitoli dei Proverbi possono esserci molto utili per imparare la sapienza e come farla propria, perciò vi invito a leggere i primi quattro capitoli dei Proverbi, ma io voglio citarvene solo alcuni versi: “…se lo cerchi come l’argento e ti dai a scavarlo come un tesoro nascosto, allora intenderai il timore dell’Eterno, e troverai la conoscenza di Dio” (Proverbi 2:4-5)

"Quand'ero ancora fanciullo presso mio padre, tenero e caro agli occhi di mia madre, egli mi ammaestrava e mi diceva: «Il tuo cuore ritenga le mie parole; custodisci i miei comandamenti e vivrai. Acquista sapienza, acquista intendimento; non dimenticare le parole della mia bocca e non allontanartene; non abbandonare la sapienza, ed essa ti custodirà; amala, ed essa ti proteggerà. La sapienza è la cosa più importante; perciò acquista la sapienza. A costo di tutto ciò che possiedi, acquista l'intelligenza. Esaltala ed essa ti innalzerà; ti otterrà gloria, se l'abbraccerai." (Proverbi 4:3-8)

Governiamo bene quindi la propria famiglia prendendo esempio da Gesù che lo fa molto bene con la chiesa.