“Consolate, consolate il mio popolo”
Mittente e destinatario
- Ogni lettera, messaggio comunicazione, ha un suo mittente e un destinatario.
“Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio”. (Is. 40:1)
A chi il Signore indirizza questo messaggio? E perché? Infine, chi lo recapita?
Il destinatario è, come dice la scrittura, il Suo popolo, ma allora è destinato alle persone, a tutta l’umanità? No! Solo al Suo è popolo, che non è bianco, nero, rosso, giallo, non è di quella regione o di quella nazione, di quell'epoca, ma è tutta una generazione di persone di qualsiasi, lingua, ceto sociale, colore, epoca ecc., che AMA il Signore. “Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamatele che il tempo della sua schiavitù è compiuto; che il debito della sua iniquità è pagato, che essa ha ricevuto dalla mano del SIGNORE il doppio per tutti i suoi peccati.” (Is. 40:2)
Quando ami il Signore, quando hai nel tuo cuore le leggi del Signore, quando tu gioisci per la verità, quando ami la vita e tutto ciò che la rappresenta e ti dispiace per la malvagità, le ingiustizie, le violenze, le prepotenze, gli omicidi e i suicidi, quando sei dispiaciuto per il peccato in genere e soprattutto per il tuo peccato, allora il messaggio di Dio, questo messaggio particolare, è per te.
Non i sani ma i malati hanno bisogno del medico Gesù ha detto: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Ora andate e imparate che cosa significhi: «Voglio misericordia e non sacrificio»; poiché Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori”(Matt.9:12-13)
Uno che crede di stare bene, di non aver bisogno di nulla e nessuno, che pensa di essere giusto rispetto agli altri, che si, forse ha peccato, ma cosa è rispetto a chi fa di peggio? Quella persona non ha bisogno di essere consolato, non la cerca ne sente la necessità.
Ecco qualcuno, invece, che ha perso un caro, che non sa come fare per sostenere la propria famiglia, uno che ha avuto la casa distrutta da un terremoto naturale o finanziario (gli è stata tolta perché non pagava più il mutuo), o chi come nel nostro caso ha sbagliato, ha peccato, chi si sente in colpa per ciò che ha commesso ed è mortificato e senza speranza, perché non può pagare per la sua colpa, non può riscattarsi da solo, e la pena è la morte eterna. Per costoro c’è la consolazione. Tutto l’amore di Dio, la Sua bontà, la Sua compassione, si rivelano a chi riconosce che è mancante davanti a Lui. E il Signore rafforza il Suo messaggio ripetendolo, quasi a non voler lasciare ombra di dubbio. È certo, è sicuro, tutto è compiuto.
Tu che hai incontrato Dio nella tua vita e ti sei perso nel cammino a causa delle innumerevoli difficoltà che hai subito, come una nave sbattuta dalle onde del mare su uno scoglio, che ti trovi con la tua barca (vita) in mezzo all’oceano e non intravedi all’orizzonte nessuna terra, o nave per soccorrerti, la cui speranza di arrivare è ormai morta da tempo, il Signore ti dice:: “Ma tu, ………… (metti il tuo nome sui puntini), mio servo, che Io ho scelto, discendenza di Abramo, l'amico mio, tu che ho preso dalle estremità della terra, che ho chiamato dalle parti più remote di essa, a cui ho detto: Tu sei il mio servo, ti ho scelto e non ti ho rigettato. Tu, non temere, perché Io sono con te; non ti smarrire, perché Io sono il tuo Dio; Io ti fortifico, Io ti soccorro, Io ti sostengo con la destra della mia giustizia. Ecco, tutti quelli che si sono infiammati contro di te saranno svergognati e confusi; i tuoi avversari saranno ridotti a nulla e periranno; tu li cercherai e non li troverai più. Quelli che litigavano con te, quelli che ti facevano guerra, saranno come nulla, come cosa che più non è; perché Io, il SIGNORE, il tuo Dio, fortifico la tua mano destra e ti dico: «Non temere, Io ti aiuto! »” (Is. 41: 8-13)
L’Iddio nostro è unico, non c’è un altro che ci potrà salvare, ne tantomeno è il Signore di tutti, Egli ha scelto i suoi, ha scelto il Suo popolo, ed è solo con loro che dialoga, si mostra e benedice. “Anche se i monti si allontanassero e i colli fossero rimossi, l'amore mio non si allontanerà da te, né il mio patto di pace sarà rimosso, dice il SIGNORE, che ha pietà di te. O afflitta, sbattuta dalla tempesta, sconsolata, … Tu sarai stabilita fermamente mediante la giustizia; sarai lontana dall'oppressione, perché non avrai niente da temere, e dalla rovina, perché non si accosterà a te. Ecco, potranno fare alleanze, ma senza di Me. Chiunque farà alleanza contro di te, cadrà davanti a te. ... Nessuna arma fabbricata contro di te riuscirà; ogni lingua che sorgerà in giudizio contro di te, tu la condannerai. Questa è l'eredità dei servi del SIGNORE, la giusta ricompensa che verrà loro da Me”. (Is. 54:10-17)
Popolo Mio
- Il Signore ci considera e ci chiama “O popolo Mio”.
Noi gli apparteniamo, siamo suoi, Egli è geloso di noi, del Suo popolo, non permetterà più a nessuno di far soffrire i suoi figli.
“Poiché tu hai detto: «O SIGNORE, tu sei il mio rifugio», e hai fatto dell'Altissimo il tuo riparo, nessun male potrà colpirti, né piaga alcuna s'accosterà alla tua tenda.
Poiché Egli comanderà ai suoi angeli di proteggerti in tutte le tue vie. Essi ti porteranno sulla palma della mano, perché il tuo piede non inciampi in nessuna pietra.
Tu camminerai sul leone e sulla vipera, schiaccerai il leoncello e il serpente.
Poiché egli ha posto in Me il suo affetto, Io lo salverò; lo proteggerò, perché conosce il Mio nome.
Egli m'invocherà, e Io gli risponderò; sarò con lui nei momenti difficili; lo libererò, e lo glorificherò.
Lo sazierò di lunga vita e gli farò vedere la Mia salvezza.” (Salmo 91:9-16)
Si! I Suoi figli sono privilegiati, sono una generazione di persone, benchè vivano sulla terra, mischiati fra tanti popoli, sono portati sul palmo della mano di Dio, sono del continuo guardati e benedetti in maniera particolare , differentemente dagli altri popoli che hanno la benedizione data a tutta l’umanità come è scritto in Giobbe 34:14-15.
Noi siamo preziosi agli occhi del Signore. Forse noi abbiamo accettato Gesù nella nostra vita, ma non abbiamo mai considerato con attenzione cosa significhi per Lui la nostra conversione. È come quando un ragazzo cotto e stracotto di una ragazza, dopo averla corteggiata insistentemente, alla riceve da lei il “SI”.
Egli è felice fino al settimo cielo, felice come una pasqua. non è più nella pelle, così è il Signore quando lo accettiamo nel nostro cuore.
Non perdere la speranza
- Il Signore non spegne il lucignolo fumante non spezza la canna rotta. (Is. 42:3)
Egli vuole incoraggiarti a fortificare la tua fede in Lui a non abbandonarti alla deriva perché il nemico è stato già vinto ed Egli è alle porte per aiutarci, guarirci e liberarci.
Immaginiamo per un attimo che i sopravvissuti nei campi di concentramento non sapendo che a giorni saranno liberati e ormai consci e sicuri della fine che faranno, si rifiutassero di quel po’ di pane che ricevono, perché vorrebbero morire. Non sarebbe triste.
Ma, se ci fosse qualcuno a dare la notizia dell’arrivo degli alleati, molti sarebbero rianimati incoraggiati, tirerebbero fuori tutta la forza che è loro rimasta per resistere quei pochi giorni prima della liberazione.
Perciò non scoraggiarti, non perdere la fede, poichè la vittoria su quella determinata situazione e la liberazione è vicina e tu la puoi scorgere già, la intravedi anche se, è una piccolissima luce, diventa man mano sempre forte. “Così il SIGNORE sta per consolare Sion, consolerà tutte le sue rovine; renderà il suo deserto pari a un Eden, la sua solitudine pari a un giardino del SIGNORE. Gioia ed allegrezza si troveranno in mezzo a lei, inni di lode e melodia di canti. (Isaia 51:3)
Sei stato consolato per consolare.
- “Apparve, quindi, un angelo dal cielo per confortarlo” (Luca 22:43)
Il Signore ha affidato i Suoi messaggi di consolazione agli Angeli per farli recapitare a noi.
Egli ha vinto su tutto, ma ha anche mandato i messaggeri a preparare i cuori di coloro che aspettano ogni giorno la Sua liberazione, e tra i Suoi messaggeri ci sei anche tu ed io che viviamo nella libertà del Signore Gesù.
Leggiamo 2 Cor 1:3-5 “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione; perché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione.”
Ora noi siamo come angeli di Dio che Egli manda a pro di chi è nelle afflizioni per mostrare loro, quella piccola luce in fondo al tunnel ed incoraggiarli a sperare sempre nel Signore.
Messaggio del past. Crocitto predicato a Massafra 01.05.2015
- Incontro Regionale della Chiesa Evangelica Internazionale -
Gesù disse loro: «Voi tutti sarete scandalizzati perché è scritto: "Io percoterò il pastore e le pecore saranno disperse". Ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea».
Allora Pietro gli disse: «Quand'anche tutti fossero scandalizzati, io però non lo sarò!»
Gesù gli disse: «In verità ti dico che tu, oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo abbia cantato due volte, mi rinnegherai tre volte».
Ma egli diceva più fermamente ancora: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò».
Lo stesso dicevano pure tutti gli altri. (Marco 14: 27-31)
Nella prima parte di questa pericope, notiamo come i discepoli non hanno chiaro quali siano i loro limiti spirituali. Sono come dei ragazzi adolescenti che per l’entusiasmo del momento dicono cose che non potranno mantenere.
Così anche nelle chiese possiamo trovare tanti credenti sinceri, ma con un livello spirituale da adolescenti. Per tale motivo è preferibile non dichiarare o vantarsi di fatti od azioni che non si potranno mantenere, quando si presenterà l’occasione. Io definirei il livello dei discepoli paragonabile a bambini nello spirito, nonostante i tre anni trascorsi col Maestro, i miracoli di cui sono stati testimoni e dei miracoli da loro stessi operati alle persone. È evidente che un dono dello spirito non ci qualifica come uomini e donne profondi nello spirito e nelle cose del Signore.
Il Signor Gesù stesso in una delle sua prediche avvertiva che alcuni pur avendo fatto molti miracoli e liberazioni alle persone, non erano ritenute degne di stare con Lui per l’eternità. Matteo 7:21 «Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22 Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demoni e fatto in nome tuo molte opere potenti?" 23 Allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!".
Ma torniamo alla nostra riflessione. Marco 14:32 Poi giunsero in un podere detto Getsemani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedete qui finché io abbia pregato». 33 Gesù prese con sé Pietro, Giacomo, Giovanni e cominciò a essere spaventato e angosciato. 34 E disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate».
Non ho mai sentito parlare Gesù in questi termini, Egli non ha mai parlato della morte come qualcosa che lo potesse riguardare. Colui che è la luce, la vita non si era mai preoccupato delle tenebre ne della morte. Le sue prediche e i suoi miracoli inneggiavano la vita. Per la prima volta Gesù sperimenta la tristezza mortale. Percepisce in se, che la grazia, la protezione, la benedizione del Padre si stava lentamente ed inesorabilmente allontanando da LUI. Nella sua esistenza terrena, non aveva mai conosciuto una sofferenza simile. La sua santità e il suo essere senza peccato, gli aveva donato una posizione privilegiata nella gioia, nella pace.
35 Andato un po' più avanti, si gettò a terra; e pregava che, se fosse possibile, quell'ora passasse oltre da lui. 36 Diceva: «Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi». 37 Poi venne, li trovò che dormivano e disse a Pietro: «Simone! Dormi? Non sei stato capace di vegliare un'ora sola? 38 Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39 Di nuovo andò e pregò, dicendo le medesime parole. 40 E, tornato di nuovo, li trovò che dormivano perché gli occhi loro erano appesantiti; e non sapevano che rispondergli.
Ora non si sente più la voce dal cielo che dice “ Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto”. Il contatto col Padre era così speciale e forte, da farsi sentire da tutti coloro che assistettero al suo battesimo da Giovanni Battista.
Il silenzio adesso invece è tombale. È l’unica preghiera, fatta da Gesù, che Dio Padre non gli esaudisce, gli manda solo un angelo per aiutarlo. Luca 22:43 Allora gli apparve un angelo dal cielo per rafforzarlo.
La sua luce e la sua vita, stanno diventando tenebre e morte, la non reazione da parte dei discepoli per tre volte chiesta, diviene certezza del momento raggiunto, quasi possiamo affermare che Dio gli risponde indirettamente attraverso il sonno di Pietro e gli altri. Il Padre non può più comunicare con il Figlio, c’è un’interruzione. Le tenebre piano piano stanno avvolgendo Gesù, il peso dei peccati dell’umanità e le relative maledizioni, lo rendono vulnerabile e scoperto, non ha più l’immunità (volendo usare un termine attuale).
Marco 14:41 Venne la terza volta e disse loro: «Dormite pure, ormai, e riposatevi! Basta! L'ora è venuta: ecco, il Figlio dell'uomo è consegnato nelle mani dei peccatori. 42 Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino».
Si è ormai reso conto che l’ora, il motivo per cui era venuto al mondo e che insieme al Padre aveva pianificato, si stava materializzando in quel momento. Lui senza peccato prendeva i peccati del mondo, Lui che è luce doveva ricoprirsi di tenebre e morte.
Molti quando leggono che il Signore ha sudato sangue, interpretano come una paura effettiva del morire, paragonandola a quella stessa dell’uomo, ma non considerano che Colui che ha minimizzato la morte naturale, relegandola ad un momento, un passaggio temporaneo e che ha sottolineato l’importanza di non peccare per non essere distaccati da Dio, potesse avere come unica preoccupazione la separazione dalla santità di Dio Padre.
Il nemico l’avrebbe portato in casa sua (soggiorno dei morti), credendolo vinto e soggiogato, dove la luce del Padre, quindi il suo aiuto non sarebbero mai arrivati. Il diavolo credeva che Gesù sarebbe rimasto intrappolato e preda della rete dei peccati presi, per l’eternità. Ma aveva dimenticato un particolare, che la morte è il giusto salario di chi commette peccato. Per questa ragione non essendo Gesù l’autore materiale dei peccati, non poteva ricevere la morte, anzi non lo ha potuto imprigionare e ne trattenere, attestando in quella situazione l’incapacità della morte di regnare su Gesù e allo stesso tempo il Signore conquista un luogo dove il nemico era sicuro di non poter essere spodestato.
Salmo 139:7 Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito,
dove fuggirò dalla tua presenza?
8 Se salgo in cielo tu vi sei;
se scendo nel soggiorno dei morti,
eccoti là.
Profeticamente Davide aveva già visto la vittoria del Signore sulle tenebre. La luce ha vinto le tenebre, è questa la nostra certezza in Gesù. È questo il messaggio che noi credenti siamo chiamati a comunicare al mondo, questa è la Pasqua. Vinciamo le tenebre che ancora vivono in noi con la luce di Gesù. Il Signore benedica tutti coloro che fanno rivivere con la Parola, Gesù nei loro cuori.
Gesù pianse
“Quando Gesù la vide piangere, e vide piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, fremette nello spirito, si turbò e disse: «Dove l'avete deposto?» Essi gli dissero: «Signore, vieni a vedere!»
Gesù pianse. Perciò i Giudei dicevano: «Guarda come l'amava!»” (Giov. 11:33-35)
Leggendo questo passo mi son chiesto per l’ennesima volta, perché Gesù ha pianto nel vedere Maria e i Giudei con lei piangere?
Se sa che Lazzaro risusciterà, perché piangere?
In un attimo ho capito !!!
Gesù rappresentava Dio creatore in terra mentre era lì in quel luogo. Dio quindi, piange Lazzaro la cui vita, quell'alito vitale, non era più in lui. In quel momento di rivelazione, ho visto il Signore piangere la morte dell’uomo nell'Eden. L’uomo che Egli aveva messo in quel giardino, che aveva fatto tutto per quella creatura, mettendola al centro dell’universo per farla regnare su tutta la terra, quel uomo che Dio amava tanto, aveva perso la vita “era morto”. La morte aveva preso possesso del figlio amato e anche di tutte le creature viventi. Egli era morto per la disubbidienza, per la ribellione, per il peccato.
Gesù in quella circostanza, rivedeva i momenti belli trascorsi col Padre, mentre pianificavano e con la Parola portavano all'esistenza tutta la creazione e gli Angeli lodavano il Signore per il piano perfetto d’amore.La stessa gioia che manifestano oggi, quando un peccatore si ravvede dai propri peccati, così all'inizio gli Angeli, gioivano per l’uomo che era plasmato dal Signore.
“Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.” (Giov. 1:1-4)
“Quand'egli disponeva i cieli io ero là; quando tracciava un circolo sulla superficie dell'abisso, quando condensava le nuvole in alto, quando rafforzava le fonti dell'abisso, quando assegnava al mare il suo limite perché le acque non oltrepassassero il loro confine, quando poneva le fondamenta della terra, io ero presso di lui come un artefice; ero sempre esuberante di gioia giorno dopo giorno, mi rallegravo in ogni tempo in sua presenza; mi rallegravo nella parte abitabile della sua terra, trovavo la mia gioia tra i figli degli uomini.”(Prov. 8:27-31)
Dio creatore era dunque sceso, era lì di fronte alla morte di quel uomo tanto ricercato e voluto. La relazione di profonda amicizia fra Gesù e Lazzaro è un’immagine perfetta per comprendere il sentimento che Dio ha provato quando vide Adamo ed Eva peccare e di conseguenza intrappolati dalla morte. Per quel peccato Dio aveva pianto tanto, ma fino a quel momento nessuno aveva potuto immaginare la sofferenza e il dolore di Dio creatore nel vedere i suoi figli morti.
Ora nella figura di Gesù, Egli (Dio) è lì e manifesta tutta la sua tristezza, come un padre guarda il figlio che non ha voluto ascoltarlo ed era finito nella trappola di chi non lo vuole bene e gli è nemico. Un figlio che poteva fare molte cose con Lui e la Sua grazia. Piange perché l’uomo avrebbe potuto evitare il dolore, la sofferenza e la morte. Dio è amore, Egli piange l’allontanamento, la completa mancanza di protezione e fragilità della sua creatura, non può più benedirlo e tenerlo sotto le Sue ali e condividere con lui tutto il suo affetto.
A questo punto ho notato che, il più delle volte si confonde l’essere umano di Gesù e le sue emozioni e commozione, come una Sua debolezza umana. In realtà tutto quello che Gesù ha fatto, è stato come se l’avesse fatto il Padre stesso, e lì, davanti a Lazzaro, si manifestava il vero pianto di Dio per Adamo e per i suoi figli che ancora oggi muoiono a causa del peccato. In questo passo si riesce a scorgere tutto l’affetto, la passione che Dio ha per l’essere umano. Tutta la vita di Gesù e il Suo ministerio, ci mostra dall'inizio alla fine, l’amore di Dio, ma in tale passo si scorgono dei tratti umani di legame profondo, che Dio ha per “l’uomo” oggi e che aveva per “Adamo”. L’amore di Dio è l’aspetto più importante e noi come figli suoi, lo dobbiamo mostrare a chi è vicino e a chi noi parliamo della salvezza in Cristo Gesù.
Forse a volte abbiamo avuto dei dubbi, quindi ci siamo sentiti impediti di parlare di Gesù e portare l'evangelo alla società, perché preoccupati di come poi le persone avrebbero potuto seguire il Signore senza problemi in un mondo confusionario di per se e ostico. Noi però, siamo solo dei messaggeri e il dovere del messaggero non dovrebbe essere e credo sia ancora tale, trasmettere alle persone la lettera da Lui scritta? Cioè l’amore Suo e spingerle al ravvedimento dei propri peccati? Noi non dobbiamo preoccuparci di dove il seme della Parola cade, se fra le spine o in buona terra, il nostro compito dev'essere e rimane solo seminare, sperando e pregando che possa un giorno portare un frutto buono. Dio vuol far conoscere il suo amore, il suo affetto e vuole farlo attraverso chi già lo conosce, i suoi discepoli, i suoi figli, coloro che hanno fatto della Parola una fonte a cui attingere per camminare con Lui in questa vita e dopo per l'eternità, questo è il nostro compito.
Qualcuno poi, ha pensato bene anche, di mettere delle nuove regole ai neofiti, non mi esprimo su tale argomento, perché ci sarebbe tanto da dire, rischiando di uscire fuori dal tema odierno, ma non c’è modo peggiore che mettere dei pesi a coloro che, invece, vogliamo liberare dalle catene della malvagità, dei vizi, delle ipocrisie, di egoismi, di frustrazioni, di magie ed occultismo, delle malattie e dei peccati, che hanno oppresso i loro cuori fino a quel momento. Sarà l’amore per il Signore che nasce in loro e lo Spirito Santo, che servendosi della Parola e dei suoi servi (apostoli, pastori, anziani e responsabili di chiesa), a convincerli di fare o non fare qualcosa che è o non è nella volontà di Dio. La costrizione e l'obbligo sono basate sulla legge, ma la legge non salva e non libera nessuno. La grazia e l'amore del Signore Gesù nostro Dio, possono invece salvare e liberare, tutti coloro che pentendosi dei propri peccati accettano il Suo sacrificio.
Dio è amore, manifestiamo quindi alle persone, attraverso il nostro amore, quanto Egli tiene a tutta l’umanità, come un Padre i figli che ama.
Voglio terminare con un verso classico scritto nel vangelo di Giovanni 3:16.
“Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna.”
Predicazione del 21.08.2016 pst. Crocitto
“Voi non avete ancora resistito fino al sangue,
lottando contro il peccato” (Eb. 12:4)
1) Perché dovrei lottare?
2) Che cosa è peccato?
3) Cosa significa resistere contro il peccato fino al sangue?
4) Vedere il peccato.
5) Avere gli occhi di Dio.
6) Il peccato è subdolo.
7) Il peccato non è fuori di noi.
8) Il peccato non è una montagna da scalare.
9) Peccare o non peccare è una scelta della nostra volontà.
10) Effetti collaterali..
1. Perché dovrei lottare? “Voi non avete ancora resistito fino al sangue, lottando contro il peccato”, ma perché dovrei farlo? Se sono in pericolo di vita, come qualcuno appeso a una rupe rocciosa e la mia sopravvivenza dipendesse solo dalla presa delle mie mani e dalla forza che io mettessi per rimanere arrampicato, allora sarebbe giustificata la mia lotta fino a far uscire sangue dalle dita, contro la caduta e di conseguenza contro la morte. Se mi trovassi in un posto, dove per continuare il mio percorso, mi devo scontrare contro il mio nemico, anzi il mio acerrimo nemico, il quale non solo, non vuole farmi passare e andare avanti, ma vorrebbe uccidermi completamente, allora la mia reazione non sarebbe: “scusi mi fa passare”. Il mio nemico che è anche il tuo, vuole impedirci di raggiungere la meta, l’obiettivo che il Signore ha dato ad ognuno di noi suoi seguici. Dobbiamo avere una buona motivazione per respingere il male seriamente, con la certezza della vittoria nella battaglia contro il peccato, ma non avremo la determinazione giusta per lottare con tutte le nostre forze, se il nostro avversario noi lo vedremo gentile, affettuoso e desiderabile.
Davide nel Salmo 139:20-22 (Essi parlano contro di te malvagiamente; i tuoi nemici si servono del tuo nome per sostenere la menzogna. 21 SIGNORE, non odio forse quelli che ti odiano? E non detesto quelli che insorgono contro di te? 22 Io li odio di un odio perfetto; li considero miei nemici).
Se non odio il male, le tenebre il peccato e tutto ciò che esso comporta, di un odio perfetto, la mia battaglia avrà un esito scontato, cioè: “SCONFITTA”.
Lottare fino al sangue per qualcosa di cui ho solo una vaga idea e forse una sterile concezione dell’essere cristiano, mi sembra un po’ esagerato, impegnarsi così tanto. Perché dunque l’autore di Ebrei (che personalmente identifico con lo spirito dall’Apostolo Paolo) dichiara e ammonisce i credenti che non lo fanno?
Vogliamo quindi comprendere il motivo che ci spinge o dovrebbe spingerci ad avere un tale atteggiamento di combattente e un rigetto totale del peccato.
I. Io credo nella salvezza in Gesù per mezzo della croce e del sangue che ha versato per i nostri peccati. Io ho creduto, mi sono convertito, ho cambiato la direzione della mia vita basandola sui principi della Parola di Dio.
Rom. 5:1-2 (Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; 2 per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio.)
Ho un’identità in Cristo. Sono un figlio di Dio come è scritto in Giovanni 1:11-13 (È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; 12 ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, 13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio).
II. Salvezza che mi da il diritto in Gesù di stare alla presenza di Dio e abitare nella Gerusalemme celeste. Sono cittadino del Regno di Dio sono parte della Sposa (Chiesa) che al ritorno di Gesù sarà rapita per essere con Lui e regnare mille anni e restaurare ogni cosa.
L’essere stato salvato però, non può essere considerato uno stato di diritto, ma possiamo paragonarlo solo come un documento provvisorio di soggiorno.
III. Voglio far parte di quel gruppo di persone che come dice 1Tess. 4:13-16 (Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. 14 Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui. 15 Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. 16 Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; 17 quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore.)
Ancora in 1Corinti 15:51-52 (Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, 52 in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati.)
Io ci voglio essere, voglio essere pronto al suon dell’ultima tromba, voglio avere la mia lampada accesa aspettando lo Sposo. Per tale motivo voglio, con tutte le mie forze spirituali, naturali e con tutta la mia forza fisica arrivare a quel giorno, dovessi anche per tale scopo versare il mio sangue. La Bibbia dice ancora in Marco 12:30 (Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua). Queste sono buone ragioni per produrre in noi tanta energia spirituale e fisica da combattere il peccato e resistere fino al sangue.
2. Che cosa è peccato?
Peccato è tutto ciò che indebolisce, opprime e alla fine distrugge (uccide) la tua fede in Cristo Gesù.
- È ciò che ti allontana dal Signore e dai suoi piani;
- Il peccato ti cambia (il look) l’aspetto, ti mette addosso dei vestiti non adatti alla tua personalità in Cristo;
- Ti cambia anche nel volto, come se ti truccasse, ti mette una maschera, ti toglie la luce di Dio dagli occhi e ti fa sentire e apparire agli altri, come un’altra persona;
- Anche se sei e rimani sempre figlio di Dio, il peccato ti vuole convincere del contrario, che non lo sei.
Isaia 43:1-4 (Ma ora così parla il SIGNORE, il tuo Creatore, o Giacobbe, colui che ti ha formato, o Israele! Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio! 2 Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te; quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno; quando camminerai nel fuoco non sarai bruciato e la fiamma non ti consumerà, 3 perché io sono il SIGNORE, il tuo Dio, il Santo d'Israele, il tuo salvatore; io ho dato l'Egitto come tuo riscatto, l'Etiopia e Seba al tuo posto. 4 Perché tu sei prezioso ai miei occhi, sei stimato e io ti amo …)
3. Cosa significa resistere contro il peccato fino al sangue?
Dobbiamo necessariamente spogliarci degli abiti vecchi, peccati vizi, atteggiamenti sbagliati, concupire con la mente, che biblicamente non vuol dire solo desiderare ardentemente la donna di altri o riferito a piaceri sessuali, ma concupire è da intendersi nel senso più ampio del termine. Difatti nei dieci comandamenti in Esodo 20:17 è scritto: (Non concupire la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo). Il desiderio morboso, incontrollato e smisurato ci porterà senza alcun dubbio a commettere degli errori ed infine a peccare.
In Matteo 22:1-14 Parabola delle nozze (Gesù ricominciò a parlare loro in parabole, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un re, il quale fece le nozze di suo figlio. 3 Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non vollero venire. 4 Mandò una seconda volta altri servi, dicendo: "Dite agli invitati: Io ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono ammazzati; tutto è pronto; venite alle nozze". 5 Ma quelli, non curandosene, se ne andarono, chi al suo campo, chi al suo commercio; 6 altri poi, presero i suoi servi, li maltrattarono e li uccisero. 7 Allora il re si adirò, mandò le sue truppe a sterminare quegli omicidi e a bruciare la loro città. 8 Quindi disse ai suoi servi: "Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. 9 Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete". 10 E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni; e la sala delle nozze fu piena di commensali. 11 Ora il re entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva l'abito di nozze. 12 E gli disse: "Amico, come sei entrato qui senza avere un abito di nozze?" E costui rimase con la bocca chiusa. 13 Allora il re disse ai servitori: "Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti". 14 Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti). È evidente che se ci spogliamo dobbiamo vestirci di altri abiti degni della nuova identità in Cristo, quali il ravvedimento completo del nostro cuore, la santità, l’amore, la gioia, la pace, il perdono, la mansuetudine, la bontà ecc.
Una curiosità è che, per vincere delle battaglie spirituali dobbiamo anche soffrire fisicamente, quasi a voler sottolineare che non c’è divisione fra il mio spirito, anima e corpo. Lottare e resistere fino al sangue, comporta il coinvolgimento di tutto il nostro essere.
4. Vedere il peccato.
Abbiamo accettato la Parola di Gesù nel nostro cuore, ma tolleriamo e non facciamo caso o non vogliamo farci caso, di azioni, pensieri o altro, di chiara origine peccaminosa. Per esempio se dovessi chiedervi: “di che segno sei?” Sono sicuro che alcuni di voi mi darebbero la risposta giusta, perché sicuramente vi hanno insegnato come fare per capire a quale segno zodiacale si appartiene. Ecco appartenere. Allora vi rifaccio la domanda: “A chi appartieni?”. Ora se la tua risposta è: ”Gesù”, allora non puoi guardare o leggere l’oroscopo, ossia il tuo futuro immediato e comportarti di conseguenza. Sento spesso dire a cristiani che credono fermamente in Cristo Gesù, “che male c’è se ogni tanto leggo l’oroscopo?”. Se abbiamo posto la nostra fede in Gesù siamo sicuri che ogni giorno Egli preparerà per i suoi figli, cioè noi, delle benedizioni.
Noi non abbiamo bisogno di pseudo promesse che sono un evidente legame con le tenebre, la magia e l'occultismo e che per la Parola di Dio rappresentano peccati eclatanti.Così anche in altri settori della nostra vita, essere superficiali senza chiederci cosa ne pensa il Signore, può essere pericoloso per la nostra stessa salvezza. Per vedere il peccato dunque bisogna necessariamente confrontare tutto alla luce della Parola di Dio.
5. Avere gli occhi di Dio.
Per conoscere e riconoscere il peccato dobbiamo avere delle lenti spirituali particolari. Se di notte non c’è luce, abbiamo bisogno necessariamente di lenti particolari ad infrarossi. Normalmente non potremo notare nulla, ma con l’attrezzatura adatta, potremo scoprire che forse dove credevamo di essere soli, ci sono tanti altri che solo grazie alle nuove lenti, noi abbiamo scorto. Chissà se poi coloro che sono presenti sono amici o nemici. In genere se qualcuno si nasconde non ci è amico. L’essere nascosto preclude una attività non chiara, oscura non si capisce bene che intenzioni abbia. Chi è o cosa è, i suoi contorni sono sfocati, perché non vuole essere identificato. Sa che nel momento in cui noi riusciremo a comprendere chi è, realizzeremo le sue intenzioni mandando in fumo i suoi loschi piani. Il Signore invece lo conosce molto bene, è certo davanti a Lui il maligno non può nascondersi. La luce di Dio palesa ogni cosa e le tenebre e ogni attività tenebrosa è bandita dalla sua presenza. Avere gli occhi di Dio vuol dire conoscere i piani del Signore, da dove veniamo e dove stiamo andando. La conoscenza nel Signore, ci aiuterà a comprendere meglio il perché di tanto accanimento da parte di satana nel attaccare per distruggere tutti coloro che vogliono seguire Dio. In realtà il diavolo non ha dichiarato guerra ai cristiani, ma al Signore e sa che colpendo i figli colpirà indirettamente il Padre nostro.
6. Il peccato è subdolo.
Non lo si può riconoscere subito. Bere un caffè o mangiare un pezzo di dolce o lo stesso cibarsi, non è peccato, ma la Parola parla di “beoni e ghiottoni” esagerazioni che certo non aiuteranno a crescere in santità.
Luca 21:34-36 (Or fate attenzione che talora i vostri cuori non siano aggravati da gozzoviglie, da ubriachezza e dalle preoccupazioni di questa vita, e che quel giorno vi piombi addosso all'improvviso. 35 Perché verrà come un laccio su tutti quelli che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36 Vegliate dunque, pregando in ogni tempo, affinché siate ritenuti degni di scampare a tutte queste cose che stanno per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo).
Il figliol prodigo ritornando dal Padre confessò il suo peccato. Luca 15:17-21(Allora, rientrato in sé, disse: "Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: 'Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: 19 non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi”. 20 Egli dunque si alzò e tornò da suo padre. Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio")
“Peccato” che prima dell'esperienza vissuta lontano da casa, non vedeva. Qualcuno potrà obiettare, perché non avendo commesso nessun peccato, non poteva ne riconoscerlo ne pentirsi. Quale è dunque il peccato o l’atteggiamento di cui il giovane si è pentito? Non certo nel aver dissipato tutta la sua parte d’eredità in dissolutezza, ma nell’essere stato lontano dal Padre, nel non aver creduto in lui. Nel ritenersi capace di vivere senza la sua benedizione. Pentendosi egli si è sottomesso al padre, accettando e riconoscendo la sua guida che prima non vedeva.
7. Il peccato non è fuori di noi.
Il peccato non è fuori di noi, esso si forma e si sviluppa in noi. Matteo 5:28 (Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.)
Oggi noi uomini (ma allo stesso modo vale anche per le donne), dovremmo camminare con le bende agli occhi, abbiamo appena schivato una pubblicità con immagini scabrose, che notiamo per le strade donne vestite in maniera succinte. Abbiamo peccato perché la luce di tali immagini, attraverso le finestre del nostro corpo, ossia gli occhi, sono arrivate nella nostra mente, ma non nel nostro cuore? Qualcuno una volta disse: "non posso impedire agli uccelli di volare sulla mia testa, posso però impedire che essi costruiscano il nido". Non possiamo impedire ad immagini, pensieri o cose simili di vagare nel nostro cervello, possiamo invece impedire che possano occupare impropriamente il nostro cuore.Proverbi 4:23 (23 Custodisci il tuo cuore più d'ogni altra cosa, poiché da esso procedono le sorgenti della vita). Come non possiamo riempirci di regole e regolette per evitare di commettere dei peccati che possono offendere il nostro Signore. Quali per esempio non guardare, non sentire, non andare, non fare ecc. se siamo in Cristo siamo liberi da leggi o regole che siano, difatti è scritto in Galati 5:13 (Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione alla carne, …).
8. Il peccato non è una montagna da scalare.
Il peccato non è una montagna da scalare e dopo di che è tutto in discesa. Voglio dire che se lo cataloghiamo come fosse un ostacolo da vincere e superare ci stiamo sbagliando di grosso, ponendo tutta la nostra vita spirituale in serio pericolo. Ebrei 12:1-2 (Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, 2 fissando lo sguardo su Gesù,…).
Alcuni credenti lottano, pregano, digiunano, resistono per poter vincere un peccato, sono anche liberati per imposizioni di mani, non sentono più tale legame, dentro di loro, sono gioiosi e liberi, perché Gesù e la Sua potenza ha loro tolto il peso di quei peccati. Hanno la certezza dell’essere stati salvati per la grazia di Dio, ma erroneamente credono che quel legame, atteggiamento, pensiero maligno non potrà può scalfire il cuore della nuova creatura. 1Pietro 5:8-9 (Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. 9 Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo).
Pensiamo invece alla nostra vita spirituale, come ad una pianta, ad un albero, che superando momenti difficili si fortifica e con le vittorie ottenute diventa stabile, robusto dove anche il vento forte o una bufera non potranno smuoverlo. Difatti il verso che segue in 1Pietro 5:10 dice: (Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente).
9. Peccare o non peccare è una scelta della nostra volontà.
Quando abbiamo accettato Gesù in noi, Egli ci ha ripulito e liberati ridandoci la capacità di scegliere. Ha tolto il potere al maligno che ci costringeva a fare quello che non volevamo e ha rimesso il nostro cuore nelle nostre mani. Per gratitudine e per amore abbiamo quindi chiesto al Signore di governare il nostro cuore.
Il passaggio, cioè porre la Parola di Dio al centro del nostro cuore, però non è sempre così semplice in quanto ci son cose dentro noi che non conosciamo bene al momento del nostro ravvedimento. Così come possiamo notare dell’Ap. Pietro che nonostante fosse già una colonna della prima Chiesa e gli anni trascorsi con Gesù, veniva ripreso dall’Ap. Paolo circa un atteggiamento di ipocrisia.
Galati 2:11-13 (Ma quando Pietro venne in Antiochia, io gli resistei in faccia, perché era da riprendere. 12 Infatti prima che venissero alcuni da parte di Giacomo, egli mangiava con i gentili; ma quando giunsero quelli, egli si ritirò e si separò, temendo quelli della circoncisione. 13 E anche gli altri Giudei fingevano assieme a lui, tanto che anche Barnaba fu trascinato dalla loro ipocrisia.)
Perché l’ipocrisia ha giocato questo brutto scherzo a Pietro? Nella sua mente prima di avere un comportamento simile, avrà avuto certamente un combattimento interiore, scegliendo alla fine quella opzione vergognosa, visto la sua statura in Cristo. Importante è per noi nati di nuovo, poter avere una buona valutazione dei propri limiti per poter rafforzare le zone del nostro cuore ove la volontà risulta più debole. 1 Corinzi 6:12 (Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è vantaggiosa; ogni cosa mi è lecita, ma non mi lascerò dominare da cosa alcuna).
La volontà e forza di volontà non sono la stessa cosa, noi generalmente le confondiamo e non le distinguiamo. In realtà potremmo definirli come l’automobile e la benzina. Dove l’auto è la volontà, mentre la forza di volontà è la benzina. Essa si muove solo se c’è carburante nel serbatoio. Il carburante della volontà è la fede in Gesù, che rappresenta la vera forza-motrice della volontà. Gesù disse ai suoi discepoli: Matteo 26:41 (Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole).
È facile cadere in tentazioni, perché la volontà può essere manipolata a seconda del carburante che mettiamo nella macchina. Se nutriamo il nostro spirito con preghiera, meditazione della Parola, se cerco di fare anche esercizi fisici, quali digiuni o altro che sottomettono la volontà della anima a quella della spirito, allora avremo la completa padronanza della nostra persona, sceglieremo così la via giusta in ogni situazione. In alternativa le influenze della società intorno a noi contribuiranno a fornire la nostra macchina (volontà) di un altro carburante, spingendoci a fare scelte secondo la carne (anima) e non secondo lo spirito.
10. Effetti collaterali.
Forse noi non consideriamo a volte, che il nostro vivere in Gesù, in modo superficiale può essere la causa ed il motivo, per cui il Signore non può benedirci. Fino a che non avremo imparato la lezione o vinto atteggiamenti e prese di posizioni sbagliate, sarà come avere sulle nostre vite, delle nuvole che impediranno ai raggi del sole, di giungere fino a noi, ovvero le benedizioni del Signore non arriveranno mai se non cambiamo.
Leggiamo alcuni versi:
- Isaia 59:1-2 (Ecco, la mano dell'Eterno non è troppo corta per salvare, né il suo orecchio troppo duro per udire. 2 Ma le vostre iniquità hanno prodotto una separazione fra voi e il vostro DIO, e i vostri peccati hanno fatto nascondere la sua faccia da voi, per non darvi ascolto).
- 1Pietro 3:7 (Anche voi, mariti, vivete insieme alle vostre mogli con il riguardo dovuto alla donna, come a un vaso più delicato. Onoratele, poiché anch'esse sono eredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite).
- Malachia 3:8-10 (L'uomo può forse derubare Dio? Eppure voi mi derubate. Ma voi dite: "In che cosa ti abbiamo derubato?" Nelle decime e nelle offerte. 9 Voi siete colpiti da maledizione, perché mi derubate, voi, tutta quanta la nazione! 10 Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché ci sia cibo nella mia casa; poi mettetemi alla prova in questo», dice il SIGNORE degli eserciti; vedrete se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi tanta benedizione che non vi sia più dove riporla).
- Matteo 18: 19-20 (E in verità vi dico anche: se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli. 20 Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro).
Studio del past. Crocitto condiviso al "Seminario Ecumenico" Bari 23.09.2017